
L. è una ragazza di 33 anni. Ha continui e insistenti dolori allo stomaco, anche senza mangiare cibi particolari, e gastriti occasionali. Ha effettuato un consistente numero di controlli medici che sembrano non trovare una causa al suo problema. Ha provato anche con l’omeopatia senza nessun risultato oltre che ad un effetto di temporaneo rilassamento. Viene in terapia per l’accentuarsi di sudorazioni improvvise e per una forte paura di prendere l’aereo. Riporta che la sua ansia non la abbandona mai e le preclude di vivere serenamente la relazione col suo fidanzato. Sembra quasi che quando tutto va bene si sente in dovere di aspettarsi che accada qualcosa di brutto. Durante la terapia trova la ragione alla sua ansia continua, collegata al confronto doloroso con sua cugina piccola e che ripropone ogni qualvolta conosce una persona che ha modalità di relazione simili alle sue. Al termine della terapia ha compreso l’origine e imparato a gestire la causa della sua ansia. Non soffre delle somatizzazioni di cui soffriva ad inizio terapia e vive il dover prendere l’aereo come uno stress, ma sopportabile. Ha imparato a trovare una sana intimità con il suo fidanzato.

L ha 24 anni ed ha una fobia specifica per gli insetti, viene in terapia per capire e superare questo problema che le provoca pianto e reazioni esagerate. Racconta anche di aver rischiato un pericoloso incidente stradale causato da un insetto entrato dal finestrino mentre lei era alla guida. Durante la terapia si accorge di avere alcune reazioni incontrollabili causate da una forte ansia come controllare più volte la chiusura del gas prima di uscire di casa, anche 3 volte, e la chiusura della portiera della macchina subito dopo aver parcheggiato. Scopre che l'aggravarsi di questi comportamenti sono coincisi con il trasferimento della madre all'estero per questioni lavorative e la conseguente presa in carico della sorella più piccola senza un reale supporto del padre. Soffre anche di alcune allergie e somatizzazioni non risultate a seguito di controlli medici. Al termine della terapia, basata su un percorso di deconfusione e rigenitorializzazione, L. riesce a comprendere a fondo la causa delle sue ansie e ad eliminare quei comportamenti ripetitivi, non funzionali e sgradevoli, portati avanti fino a quel momento.

G ha 19 anni. Da un anno è scritta all'università con ottimi voti. È da sempre una ragazza piuttosto agitata e nervosa. Porta sempre con sé, in borsa, diversi medicinali e salviette igienizzanti dovendo muoversi con i mezzi pubblici. Improvvisamente sviluppa una fobia dei treni dovuta ad un episodio di panico successo al termine di una esame, una volta salita sul treno per tornare a casa. La situazione si complica dal momento in cui si accorge di temere di essere vittima di un incidente stradale ogni qualvolta prenda la macchina per andare a seguire le lezioni. In poco tempo si ritrova bloccata in casa ed è convinta di avere una malattia cerebrale. Si rivolge a specialisti neurologi e cardiologi che la indirizzano verso controlli medici specifici costosi. Le analisi effettuate risultano negative ad ogni malattia quindi decide di rivolgersi al Centro Roma Ansia. Durante la terapia si rende conto di quanto sia stata per lei invasiva e debilitante questa attenzione all'anticipazione di ogni possibile rischio, il timore di perdita di controllo in ogni situazione, e l' ansia anticipatoria che la accompagnava in ogni situazione sociale. Al termine della terapia G. ricomincia gradualmente a guidare la macchina, porta ancora con sé alcuni farmaci ma solo per sentirsi più sicura e riesce a frequentare anche locali e concerti.

I. ha 30 anni, ha concluso l'università con ottimi voti e superato l'esame di stato per l'abilitazione alla professione. Arriva in terapia per 2 episodi di panico, uno in casa e uno sui mezzi pubblici. Da quel momento sviluppa una fobia verso il treno e più in generale una fobia (agorafobia e claustrofobia) per le situazioni in cui si trova a contatto con le persone. Va in crisi con la sua ragazza e la situazione sentimentale si complica. Ha un primo approccio ad una "psicoterapia breve" di 6 sedute in cui, oltre a non sentirsi capito, non trova nessun beneficio se non momentaneo. Si rivolge quindi ad una psichiatra che gli consiglia una serie di medicinali regolatori dell'umore ma decide comunque di iniziare un percorso di psicoterapia Analitico Transazionale. Durante il percorso terapeutico scopre le motivazioni dei suoi attacchi di panico e dell'ansia profonda che lo accompagna dai suoi primi ricordi. Scopre anche, ripercorrendo la storia delle sue relazioni affettive, che ha sempre vissuto l'altro come fonte di preoccupazione e aggressività. I legami di attaccamento genitoriali, in particolare, sembrano essere una causa predominante delle sue difficoltà nelle relazioni nonché generatori di agitazione e paure. Conclude la terapia con la scomparsa della fobia e con la decisione di provare finalmente una relazione autentica e sana.

M. è un ragazzo di 20 anni. Riconosce di soffrire di un’ansia piuttosto pervasiva che lo porta ad andare in continuazione al bagno per uno stimolo non accompagnato da un effettivo bisogno. Trova difficile avere una vita sociale in quanto circa ogni 20 minuti sente la necessità di doversi scusare, ed allontanandosi, recare in un bagno, anche pubblico. Situazione ancora più complessa durante i viaggi che M. riduce al minimo, mettendo in crisi la relazione con la sua fidanzata. Non sono stati riscontrati problemi medici. Durante la terapia M. impara gradualmente a riconoscere i suoi bisogni ed accettarli, a conoscere il linguaggio del suo corpo e a prendersene cura adeguatamente. Ritrova anche le cause della sua ansia che avevano radici nel suo Bambino maltrattato e a tratti negato. Al termine della terapia M. riesce ad eliminare quasi del tutto questo comportamento disfunzionale.

G. è una ragazza di 28 anni. Le dicono che è estremamente pignola e perfezionista, al punto di preferire l’immobilismo all’iniziare qualcosa che non è sicura al 100% di finire. Litiga spesso con i familiari perché non si sente compresa nelle sue esigenze. E’ laureata ma non sa cosa fare della sua vita. Non riesce a legarsi con un ragazzo perché dopo una delusione amorosa ha molte difficoltà a fidarsi di un'altra persona. Spesso le viene da piangere se si confronta con le altre coetanee secondo lei più realizzate e felici. Sembra quasi sia in una impasse. Soffre di dolori alla bocca dello stomaco e spesso pensa di avere allergie particolari non confermata dagli esami clinici effettuati. Vive con la sensazione di essere sempre sulle spine e in un’agitazione continua. Non è soddisfatta della sua condizione attuale ma non sa cosa fare per uscirne. Inizia il percorso di terapia a causa della paura di soffrire di depressione. Nel corso della terapia, anche grazie a strumenti bioenergetici, riesce a capire come prendersi cura di sé stessa, senza appoggiarsi necessariamente agli altri e a farne il metro di paragone per qualsiasi scelta o successo esistenziale. Impara anche a prendersi le responsabilità della sua esistenza e delle decisioni troppo spesso delegate ad altri. La tensione sembra essersi allentata e riesce ad approcciare agli altri con minor paura del giudizio.